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giovedì 12 dicembre 2013

ADDIO ALLA CHAMPIONS: QUALI PROSPETTIVE PER IL NAPOLI DI BENITEZ?

Non è semplice prescindere dall’emotività, nel momento in cui si è chiamati ad analizzare il gioco ed il percorso del Napoli all’indomani della clamorosa uscita dalla Champions League. Leggere la classifica finale del girone F lascerebbe l’amaro in bocca al più navigato dei tifosi, eppure la sentenza resta incontrovertibile: Napoli terzo a 12 punti, addio alla Champions e tuffo nella nuova avventura dell’Europa League.
La partita di ieri, ad ogni modo, lascia finalmente ben sperare per il futuro. Il Napoli fiacco, sfilacciato, lento e prevedibile della partita casalinga contro l’Udinese e di alcune prestazioni precedenti ha dato spazio ad una squadra finalmente tonica, aggressiva, concreta. E, novità delle novità, abbastanza solida anche nel reparto arretrato, pur orfano di Reina. L’Arsenal, armata britannica che guida il campionato inglese, aveva tutto per mettere in ginocchio il gruppo di Benitez, così come, d’altra parte, successo all’Emirates: giocatori rapidi e sempre in movimento, ottimi palleggiatori, capaci di trovare spazio tra i reparti e, con improvvisi uno-due, di squarciare le difese avversarie. Le qualità dei londinesi, però, sono state completamente disinnescate dall’ottima prestazione dei padroni di casa: al San Paolo, il Napoli ha  riproposto il meglio del gioco di Benitez: possesso-palla e improvvise accelerate, raddoppi di marcatura, aggressività, linea difensiva alta, sviluppo della manovra piuttosto fluido. Gli azzurri sono apparsi, finalmente, più ‘squadra’, compatti tra i reparti e coesi nell’organizzazione complessiva. A tutti saranno saltati agli occhi i continui tagli difensivi di Mertens, fondamentale in più di un’occasione nei suoi ripiegamenti, per i quali Armero ancora lo ringrazia. Proprio il colombiano, dal canto suo, reduce da un mese disastroso, ha dimostrato di poter fare bene, quando in palla, nonostante lasci decisamente a desiderare in fase di appoggio. D’altra parte, l’infortunio di Zuniga lo ha costretto agli straordinari e, inevitabilmente, il rendimento ne ha risentito.
Come l’esterno d’attacco belga, anche Callejon, sulla fascEl flaco Fernandez, buon giocatore ma con momenti di black out che restano preoccupanti. Manca ancora Hamsik ed è mancato, spesso, anche quando schierato dall’allenatore: posizione troppo avanzata, condizione atletica non adeguata, troppe responsabilità e paragoni con i vari Gerrard e Lampard difficili da sostenere? Complesso da dirsi ma sta di fatto che, recuperando fisicamente e tatticamente lo slovacco, Benitez avrà a disposizione un ulteriore elemento capace di legare i reparti, amalgamare la squadra e colpire gli avversari. Con un attacco costantemente sugli scudi, gli azzurri hanno l’obbligo di proseguire sulla strada solcata al San Paolo nell’ultima uscita tra le grandi d’Europa.
ia destra, ha svolto un lavoro di sacrificio e raccordo tra i reparti, aiutando Maggio, inizialmente spaesato, e recuperando molti palloni in mezzo al campo. È evidente che l’organizzazione voluta da Benitez non  può fare a meno del supporto e del sudore degli esterni di attacco, che diventano necessari, con i loro ripiegamenti difensivi, per dare supporto ed equilibrio all’intero impianto tattico partenopeo. Sì, perché il centrocampo ha dimostrato, fino a questo momento, di non riuscire a sostenere a dovere la fase difensiva del Napoli senza l’aiuto degli esterni, con il solo Behrami vero gladiatore ed un Inler troppo compassato, elegante ma lento nell’impostazione del gioco, spesso a disagio nel ruolo di frangiflutti e inadatto come regista puro. Non a caso, ieri Benitez gli ha preferito Dzemaili, certamente più dinamico del compagno di nazionale: nonostante alcuni errori anche marchiani da parte dell’ex Parma, il Napoli è risultato più incisivo nella fase di interdizione. Ne ha beneficiato il reparto difensivo, di cui, ormai, Albiol è comandante indiscusso, capace di trascinare con sé
Infatti, se il Fato avverso e qualche ingenuità pregressa hanno sancito il precoce abbandono della Champions, Napoli – Arsenal lascia a società, squadra e tifosi sensazioni e speranze che devono diventare certezze. Si riparte, innanzitutto, da una nuova competizione, l’Europa League, tanto invisa alla dirigenza e vissuta come un incubo dalla precedente scellerata gestione mazzarriana: un inconveniente da tollerare (poco) e un’occasione per dare sfogo ai giocatori meno utilizzati in campionato. Certificata la disponibilità di De Laurentiis a sostenere la squadra anche nella competizione europea meno importante, sarà sicura l’abnegazione del mister, che già ha conquistato il titolo in due occasioni e onorerà la causa della vecchia Coppa Uefa. Stavolta, inoltre, a differenza di quanto accaduto a settembre con la Champions, il Napoli parte tra le favorite, soprattutto se l’applicazione sarà quella ammirata ieri contro la capolista della Premier. Arrivare fino in fondo in Europa League permetterebbe agli azzurri di rimpinguare il palmares, acquistare ulteriormente prestigio ed esperienza internazionale e sostenere la causa italiana nel ranking, oltre, naturalmente, a garantire introiti comunque significativi alla società. Quattro obiettivi diversamente nobili, quattro ragioni per andare avanti in Europa, senza troppi calcoli.
Contestualmente, nel mercoledì di coppa è emersa la sensazione di un potenziale enorme, che non deve essere dissipato. Il Napoli ha effettivamente gli strumenti per vincere. Il condottiero è valido, anche se, talora, rigido e fondamentalista nelle sue idee. Tuttavia, siamo soltanto all’inizio dell’era Benitez, per cui è necessario sotterrare l’ascia di guerra e permettere alla squadra passi falsi, che le permettano di crescere senza ansie prestazionali. Dalla società deve arrivare l’ultimo sforzo, il potenziamento qualitativo necessario per rendere completo il gruppo allestito in estate: un difensore centrale, un centrocampista dai piedi buoni e con tanto fiato, un altro esterno. Se De Laurentiis asseconderà le richieste dell’allenatore, nonostante il buco nel bilancio rappresentato dall’uscita dalla Champions, il Napoli sarà messo realmente nelle condizioni di poter lottare su tutti i fronti.
Non bisogna dimenticare le partite più recenti, le brutte figure vissute contro Sassuolo, Parma, Udinese, ma imparare dall’esperienza e ripartire dall’Arsenal. Può essere l’anno della consacrazione definitiva e l’eliminazione dalla Coppa dei Campioni, paradossalmente, lo ha ribadito ancora una volta.

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