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mercoledì 27 novembre 2013

Why Walter Mazzarri is unfit to led Inter


La premessa è doverosa: Walter Mazzarri è un ottimo allenatore. L’attuale tecnico dell’Inter riesce a valorizzare al massimo il capitale tecnico a disposizione, è uno di quelli che “cava il sangue dalle rape” (citofonare Jonathan). Mix di campioni al tramonto e giovani incompiuti,  la rosa dell’Inter non è competitiva per i primi 3 posti (gli unici che contano in Italia). L’attuale posizione di classifica è sicuramente un buon risultato in gran parte ascrivibile al grande lavoro dell’ex tecnico del Napoli e del suo staff.  
Il nuovo proprietario e presidente dell’Inter, Erick Thohir, ha delineato le linee guida del club. Le parole del nuovo presidente tracciano un profilo che non coincide con quello del tecnico livornese secondo chi scrive. L’analisi si focalizzerà essenzialmente su 3 punti.
Tattica
«Vengo dal mondo dei media, per me è automatico che una squadra debba piacere alla gente. Amo il calcio spettacolo: serve ad attirare nuovi tifosi e a fare contenti quelli che già ci sono. Ne ho parlato con Mazzarri, dovrà essere ultra paziente per mixare questa esigenza con gli equilibri tattici, importanti per non rischiare di essere sommersi di gol. Un buon esempio possono essere i Lakers di Magic, per come coniugavano spettacolo e vittorie. Per un tecnico è una sfida dura, ma va accettata se vuole essere fra i top al mondo. In tanti vorrebbero allenare l’Inter, quindi è importante essere in grado di gestire le tante pressioni che ci sono qui, come è fondamentale che fin dall’inizio allenatore e squadra, e anche tutti quelli che sono in società, capiscano la filosofia della nuova proprietà […]».

Così Erick Thohir alla Gazzetta dello sport.
Riesce piuttosto difficile trovare qualche punto di contatto tra i Lakers dello Showtime e il 3-5-2 mazzarriano. Un 3-5-2 che nella versione interista è facilmente leggibile come 3-6-1 ancora più difensivo della versione napoletana con Hamsik alle spalle di due punte. Nel ruolo alle spalle della punta si sono alternati soprattutto Guarin, Alvarez e Kovacic (giocatori assimilabili allo slovacco). Mazzarri ha giustificato il mancato utilizzo di una seconda punta vera con l’infortunio di Milito e la scarsa maturità di Icardi e Belfodil. Lasciamo il beneficio del dubbio al livornese su questo punto ma l’atteggiamento complessivo sembra evidente. Partita interna contro la corazzata Livorno, squadra schierata con il 3-6-1, piccoli problemi per Cambiasso e dalla panchina non si alza Kovacic ma Kuzmanovic.
Ancora una volta Mazzarri non si schioda dal suo schema prediletto a costo di utilizzare un giocatore fuori dal progetto tecnico, offerto in estate a dozzine di squadre estere.
Nuovi e più grotteschi esempi sono offerti dalla fossilizzazione nella difesa a 3 (o 5 per i più critici). Torino-Inter, espulso Handanovic si deve togliere qualcuno per consentire l’ingresso di Carrizo. Con un rigore da calciare e un presumibile svantaggio da recuperare, la mossa più logica sembrerebbe passare a 4 dietro ma  Mazzarri sostituisce Kovacic e non uno dei tre centrali di difesa. La parata di Carrizo esalta solo le qualità di veggente dell’ex allenatore della Reggina.
La difesa a 3 è un punto non negoziabile. Contro il Bologna, sotto di un gol, si infortuna Nagatomo: entra il derelitto Alvaro Pereira, bocciato urbi et orbi e appena rientrato da Montevideo.
Contro Bologna, Torino, Atalanta e Cagliari l’Inter ha raccolto solo 4 dei 12 punti a disposizione, frutto di 4 pareggi.
L’allenatore di un top team mondiale può avere la duttilità tattica di un ayatollah? Con lo schema di Mazzarri quante squadre hanno vinto in una competizione internazionale?
 




I giovani
[…]Il mio sogno? Utilizzare di più i ragazzi della primavera che fanno tanto bene nei loro campionati. Ci vuole fiducia. Credo che tanti giovani talenti italiani abbiano diritto alla chance di giocare in prima squadra per dimostrare davvero quanto valgono”.
Sempre Thohir ma stavolta si tratta di parole consegnate a Repubblica.
Questo è solo uno dei tanti passaggi dedicati dal nuovo presidente alla questione giovani. Dai tempi di Mancini, il tecnico dell’Inter ha sempre pescato dalla primavera qualche elemento utile almeno per le rotazioni: con Mazzarri gli esordi dei ragazzi del vivaio in partite ufficiali sono a quota 0. L’assenza di competizioni europee che riduce al minimo il turnover, rispetto ai suoi predecessori ha un alibi piuttosto solido.
La categoria giovani non si limita, però, solo ai giovani del vivaio ma comprende anche quelli già presenti nella rosa della prima squadra. Leggendo le statistiche si scopre che gli under 23 giocano solo quando indispensabili. Il classe ’91 Juan Jesus è il terzo nella classifica dei minuti giocati ma è anche l’unico centrale mancino schierabile in quel ruolo (Samuel è vecchio e lento mentre Chivu paga anche l’affitto in infermeria). Taider (’92) e Kovacic (’94) si dividono i minuti del posto di interno al fianco di Cambiasso. I loro rivali al momento sarebbero il derelitto Kuzmanovic e forse Zanetti (utilizzabile anche da esterno e in ogni caso appena recuperato da un grave infortunio).
Icardi e Belfodil si attestano a circa 200 minuti sui 1200 giocati. Al netto di ernie inguinali di dubbia origine e immaturità sembrano comunque pochi.
Wallace (’94) può vantare la bellezza di 45 minuti.
Fuorviante citare il Barcellona e la sua cantera, più realistico il confronto con l’Arsenal di Wenger, lo United di Ferguson e i club tedeschi che dominano in patria e in Europa.. Un giovane allevato in casa rende economicamente e accresce la fidelizzazione dei tifosi: un grande club autofinanziato non può farne a meno.
Immagine mediatica
"Io ho in mente certe cifre. Ci sono due miliardi e mezzo di persone in Asia che possono diventare tifosi dell’Inter, Ci sono 250 milioni di persone negli Stati Uniti pronte a fare altrettanto. Noi vogliamo che l'Inter diventi un marchio distintivo nel mondo, per lo spettacolo che saprà offrire e l'interesse che saprà alimentare”
Dalla conferenza stampa di presentazione di Thohir
Mazzarri è praticamente uno sconosciuto a livello internazionale. Impari il confronto con il suo successore a Napoli e con il fantasma portoghese che aleggia ad Appiano. Il palmares pesa ma le qualità comunicative del livornese sembrano piuttosto scadenti anche in patria. La prima associazione mentale richiamata da Mazzarri è quella del “piangina”, del lamento perenne, dell’uomo che indica l’orologio durante la partita per richiamare l’arbitro al rispetto del tempo di recupero in riferimento alle perdite di tempo degli avversari.
Rispetto alle precedenti esperienze sembra molto più sobrio nelle rimostranze, addirittura assente dalla sala stampa di Torino al termine di una delle partite più contestate dagli interisti, sostituito dal capo dell’area tecnica Branca. Difficile non pensare a precise istruzioni societarie ma purtroppo il trattamento a base di camomilla presenta risultati soporiferi anche per gli spettatori. Non solo si fatica ad infiammare e trascinare le folle ma non si regalano neanche titoli ai giornalisti degli aggregatori criscitelliani, notoriamente di bocca buona.
L’uomo scaramantico che si toglie la giacca a temperature polari può far simpatia ma vedere l’ombra del Banquo di Setubal citare Sartre non giova all’autostima e i risultati non bastano.
 

Marco Rosella

2 commenti:

  1. "Con lo schema di Mazzarri quante squadre hanno vinto in una competizione internazionale? "

    Lo schema 352 sicuramente era già in voga, (vedi Capello e Reja) ma le due fasi ed i movimenti dei 3 di difesa sono sicuramente opera sua. E' un inventore, ed ha avuto grandi successi tra le squadre piccole e medie, non ha mai sbagliato una stagione. Vedremo alla fine della sua carriera quanto le sue invenzioni sono state utili e di successo. Intanto possiamo sicuramente dire che la mitica Juve pluriscudettata di Conte già ha preso da lui ed ha vinto. Vedremo in futuro. Io tifo per lui, ha sempre dimostrato professionalità, dai giocatori davvero riesce ad avere il massimo e le sue squadre diventano una macchina, un orologio, fanno sempre le stesse cose (buone o cattive).

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    1. Mah... E' un inventore? Ok. Un ottimo allenatore? No. Il 3-5-2 non è un mantra. Bisogna adattarsi alle esigenze che la partita richiede. Inoltre come accennato nell'articolo, il fatto di non valorizzare i giovani depone a suo sfavore alla grande, per non parlare che gioca sempre con i soliti 13 elementi e in campo internazionale la paghi. Direi.. Eternosecondo :)

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