Il pareggio in casa con il Chievo
arriva, inaspettato, dopo lo stop al Dall’Ara di appena una settimana fa. Che
il Napoli fatichi, tendenzialmente, con le piccole è, ormai, una constatazione evidente: Sassuolo, Parma,
Udinese, Chievo in casa, con tre pareggi ed una sconfitta, ed i pareggi in
trasferta a Cagliari e Bologna hanno portato un bottino di appena cinque punti
sui diciotto potenziali, con i quali, oggi, gli azzurri tallonerebbero da
vicinissimo la Juventus. Non basta, tuttavia, tale evidenza per liquidare il
momento particolare che la squadra di Benitez sta attraversando. Se appare
comprensibile o, almeno, fisiologica una flessione nei mesi caldi dei gironi di
Champions, infatti, risulta meno semplice diradare i fumi del dubbio per due
pareggi clamorosi quali quelli ottenuti contro gli uomini di Ballardini e di
Corini in appena una settimana. Certo, il tatticismo calcistico italiano e
un’impostazione difensivista, che vuole undici giocatori dietro la linea del
pallone, possono creare qualche grattacapo a squadre strutturate per vincere.
Tuttavia, non può bastare: il tasso tecnico a disposizione di Benitez è
nettamente superiore al livello medio di Chievo e Bologna; il rallentamento in
classifica ha, pertanto, origini diverse, riconducibili non soltanto alle
ottime prestazioni fornite dalle avversarie degli azzurri.
Pertanto, devono essere
analizzati almeno quattro aspetti per interpretare in modo esaustivo le
difficoltà che il Napoli sta palesando.
Innanziutto, gli uomini di Rafa
stanno dimostrando qualche incertezza di
ordine psico-fisico: questione di approccio, in primis, cui si accompagna
una condizione fisica non entusiasmante. Gli azzurri, soprattutto con le
squadre di media e bassa classifica, non scendono in campo con la stessa
determinatezza con cui hanno affrontato – ed in modo eccellente – le regine
d’Europa. Eccessiva convinzione nei propri mezzi, al punto da non tenere nel
giusto conto le potenzialità delle squadre avversarie? Il rischio,
evidentemente, esiste; se, inoltre, consideriamo che una parte del gruppo
risente di un eccessivo minutaggio, accumulato nel corso della prima parte
della stagione, si spiegano parzialmente le difficoltà manifestate nelle ultime
due giornate. Il calcio di Benitez, infatti, richiede ai giocatori impiegati un
significativo dispendio di energie, soprattutto per quanto concerne alcune zone
del campo. La ‘coperta corta’ della rosa partenopea non garantisce ricambi di
pari qualità e, da ciò, la necessità della ‘spremitura’ di alcuni uomini.
Tali valutazioni ci guidano per
mano verso altri due ordini di riflessione: l’integralismo tattico del mister e le difficoltà della società sul mercato, tematiche di cui si discute
già ampiamente ed in modo quotidiano e che non necessitano di significativi
approfondimenti. Risulta evidente, infatti, come Benitez esiti nell’approntare
qualunque modifica allo schieramento a lui tanto caro, il 4-2-3-1, al punto da
non inserire un centrocampista di rottura se in vantaggio e non ipotizzare una
‘ricollocazione’ di Hamsik come mezz’ala in un 4-3-3, più congeniale allo
slovacco. Ne consegue una squadra di frequente sbilanciata, spaccata in due,
con un centrocampo che non riesce a sostenere la fase offensiva – eccezionale –
della squadra. Lo spagnolo non è riuscito, ad ora, a trovare la giusta
quadratura del cerchio e, inoltre, gli mancano ancora alcune pedine: Inler é
sempre più lento e macchinoso e, almeno fin qui, la maschera da leone è stata
una carnevalata fuori stagione e nulla più; Dzemaili è generoso ma lacunoso sia
nella fase di contenimento che in costruzione. Jorginho darà fiato e geometrie
ma manca ancora un altro incontrista, che dia ricambio o che affianchi Behrami – sempre strepitoso ma, per ora,
fuori uso. Anche in difesa la situazione non è migliore: Fernandez è un buon
giocatore, Britos ha dimostrato di non essere da Napoli; con Cannavaro, ormai,
fuori squadra, non resta che il solo Albiol, visibilmente stanco. Lo stesso
discorso è estensibile alle fasce, con Maggio – ancora in imbarazzo nel nuovo
modulo, nonostante gli evidenti miglioramenti – e Reveillere – tanta volontà ma
anche molta lentezza – che hanno bisogno di ricambi. Si aspetta Zuniga, per
Mesto ci vorrà tempo: anche qui, sarebbe (stato?) opportuno individuare qualche
innesto. Da questo punto di vista, la società ha dimostrato poca forza
decisionale: tanti, troppi nomi – non per colpa di Bigon, naturalmente – ed
altrettanta poca sostanza. Sfumato Gonalons, a causa dei giochino di Aulas, il
direttore si è trovato in difficoltà, tentando di riallacciare nodi e trattative
probabilmente appena abbozzate. La politica è giusta – nessuna asta, innesti
chirurgici, rifiuto di qualunque inutile dispendio di risorse – ma c’è la
sensazione di una mancanza di coraggio, un’incertezza nella conclusione delle
trattative che lascia perplessi. Il Napoli ha perso, tra gli altri, Rami,
Gonalons, Nainggolan, Bastos, senza contare le trattative intavolate e mai
concluse (Mvila su tutti): per alcuni, non ci saranno rimpianti; per altri,
invece, il rischio è concreto. Quanto ciò si addebitabile alla società e quanto
al semplice volere dei giocatori o dei dirigenti delle altre squadre,
naturalmente, non è semplice da dire, ma che manchi qualcosa nei momenti
decisivi è un dubbio che si sta diffondendo sempre di più. Inoltre, è semplice
rilevare come la dirigenza azzurra troverà sempre difficoltà nello strappare un
prezzo equo o vantaggioso durante le trattative finché si continuerà a
sbandierare il famoso ‘tesoretto’ da investire sul mercato.
Nonostante le difficoltà ed
alcuni integralismi societari e tecnici, tuttavia, non si può sottovalutare o
sminuire il lavoro enorme che è stato portato avanti fin qui, anche durante
l’era – Benitez. Dovrebbero ricordarlo bene i tifosi ed una parte del
giornalismo locale, ogni volta che – in modo più o meno legittimo – muovono
critiche nei confronti del Calcio Napoli. Il rischio, infatti, è che la
passione di Napoli, fiore all’occhiello e forza propulsiva di città e squadra,
possa diventare un’arma a doppio taglio e rendere il cammino degli azzurri
ancora più tortuoso. L’ultimo aspetto da considerare, infatti, riguarda proprio
l’ambiente che ruota intorno agli
azzurri: che i tifosi esigano è giusto, opportuno, necessario. Sarebbe, però,
altrettanto giusto, opportuno e necessario che dai media vi fosse meno
pressione e più realismo sui processi evolutivi di società e squadra;
innanzitutto, meno ‘volatilità’ nei giudizi del lunedì, che non possono essere
entusiastici di fronte ad una vittoria e sconfortati in caso di pareggio o
sconfitta: il progetto Benitez, che piaccia o meno, è appena agli inizi ed ha
bisogno di tempi medio-lunghi per determinare la ‘rivoluzione’ che Rafa vuole
portare con sé. Passare da Mazzarri a Benitez è come passare dalla notte al
giorno, sia in termini tattici che di mentalità, per cui il mister – e, con
lui, la società – deve godere della fiducia più assoluta, perché il suo lavoro
possa, finalmente, dare i suoi frutti. Contestualmente, sarebbe opportuno
conservare maggiore razionalità anche per quanto concerne il mercato,
soprattutto invernale, concomitante con una fase cruciale del campionato. Le
numerosissime voci di mercato hanno, probabilmente, distratto l’ambiente – ed i
giocatori – dall’obiettivo fondamentale della stagione: far bene in campo,
provare a vincere ogni partita, garantirsi l’accesso diretto alla Champions. Ciò
non può accadere, è necessario garantire serenità alla squadra, perché possa
dare il massimo in campo, senza pressioni di alcun genere. In questo senso, c’è
da augurasi che anche il tifo continui a sostenere gli azzurri, senza
pretendere più di quanto non possano raggiungere, chiedendo di sudare la maglia
ed applaudendo, sempre, ogni volta che avranno dato il massimo.
Aspettiamo, pertanto, la
conclusione del mercato invernale. Capoue, Ralf, Ranocchia, Vermaelen, Diakitè,
Lazaar, Henrique: dovesse arrivare qualcuno, la squadra ne trarrà benefici
conseguenti; in caso contrario, sarà bene che squadra, società ed ambiente
puntino gli obiettivi di stagione e lottino per raggiungerli insieme.
Nessun commento:
Posta un commento