Nella sua
interessante indagine sul gioco del calcio, il filosofo Elio Matassi ci porta
ad interpretare alcuni elementi di questo sport utilizzando delle famose
categorie filosofiche. Il gioco di squadra, spiegato attraverso la visione
hegeliana del rapporto tra individuo e stato, diventa un principio in cui si concretizza il primato
della totalità-squadra sulle parti-giocatori; e ancora se utilizziamo il principio
kantiano secondo cui “la vera creatività è quella che si fonda sulle regole” ,
si può interpretare l’individualità del fantasista che trova la sua
realizzazione nel rapporto tra genialità e forma.
Potrebbe
sembrare un paragone azzardato, quasi paradossale, un accostamento tra due mondi troppo distanti:
non se si osserva l’ultima Juventus.
Per Hegel non è lo stato ad essere basato sugli individui ma sono gli individui che esistono grazie allo Stato che li precede temporalmente perchè viene prima , e logicamente perché è superiore ad essi.
I giocatori
vengono prima della squadra che senza di loro non esisterebbe nemmeno.
Ma se
ogni giocatore non si realizza all’interno di essa, la squadra non potrebbe mai esprimere il suo
gioco e nel caso della Juventus il suo primato.
Antonio Conte ha messo su una
macchina in cui ogni parte dell’ingranaggio deve funzionare in maniera perfetta: nessuna sbavatura,
nessuna esitazione.
Seppure con innesti
che ne hanno migliorato la qualità, si tratta ancora di una squadra in cui ogni
singolo giocatore può esaltarsi nel suo rapporto con i colleghi di reparto. Se
il dialogo tra le parti e il tutto si interrompe, ecco che vengono fuori scempiaggini ridicole come quelle che abbiamo visto contro Fiorentina e Real
Madrid.
Nella sfida
contro il Napoli l’orchestra bianconera è tornata a suonare la sua migliore
musica d’insieme: difesa concentrata, che cerca giocate facili, più forte
grazie al lavoro di sacrificio di Vidal, Pogba e Marchisio e un aiuto in più in
attacco con il recupero tecnico-tattico di Llorente.
Ogni singola parte-giocatore, si realizza nel tutto-squadra: il gioco diventa la priorità, nella squadra si fondono le singole personalità.
Allo stesso tempo, non sono
mancati due assoli spettacolari.
E se è vero che, come dice Kant, la
creatività è vera solo se regolata, i due “artisti” della serata le hanno dato
una forma chiara e precisa: quella della “maledetta”, sigillo della partita e
marchio di fabbrica di Adrea Pirlo, e quella di un tiro da cecchino con cui
Pogba è andato a correggere un controllo non proprio impeccabile.
La Juventus
torna prepotentemente in corsa, dando una prova di forza e di concretezza.
La
classifica prematura non può ancora parlare da sola, anche se sembrano delinearsi degli scenari abbastanza chiari.
La sensazione è quella che il campionato ci regalerà ancora tante belle prestazioni, sicuramente non mancheranno delle sorprese e perché no, anche altre lezioni di
filosofia!
Grazie Carla per l'ottimo intervento bello e interessante. L'unico appunto: ti sei dimenticata di citare un seguace di Kant che crede fermamente che la creatività e' vera solo se regolata : l'arbitro Gianluca Rocchi di Firenze :)
RispondiEliminaBeh, che dire? prendete questa sconfitta con " FILOSOFIA " ;)
RispondiEliminaLa Juventus è stata superiore e ha meritato, ma filosofia a volte non fa scopa con la storia:
RispondiEliminaLa storia dice:La Juventus ha meritato ma con l'aiutino. Forse avrebbe vinto anche senza aiutino ma quella è un'altra storia
vorrei segnalare questa cosa : http://calciozone.it/regolare-il-gol-di-llorente-in-juventus-napoli/ , forse questo aiutino non c'è stato...
RispondiEliminabz
Forse allora in questo caso dovremmo farci aiutare da un'altra scienza: la matematica!! ;)
RispondiEliminama dai...nn c'è mai stata partita..mi ero illuso il napoli potesse dare qualche grattacapo alla juve..ma niente è stata la solita juve nelle partite decisive in campionato dv nei primi 15 min se chiude 3-0 non ruba nulla...altro che favori..e segnalo il mio antijuventinismo cronico...
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